Reviewer Flavia Tudini
CitationNel 2022 ricorrono i quattrocento anni dalla fondazione della Sacra Congregazione de Propaganda Fide, istituita da papa Gregorio XV con la bolla Inscrutabili divinae il 22 giugno 1622. Alla Congregazione venne affidata la suprema giurisdizione sull’attività missionaria della Chiesa nel mondo, in territori protestanti, islamici o «pagani» (l’Africa, l’America e l’Asia), oltre che «responsabilità sui cattolici di rito non latino» (p. 7). Le caratteristiche proprie della Congregazione esprimevano un rinnovato slancio missionario universalistico del Papato, destinato quindi a confrontarsi con monarchie e imperi.
Nei decenni, la Congregazione de Propaganda Fide e le sue attività missionarie nel mondo sono state oggetto di numerosi e approfonditi studi, come ad esempio i tre volumi (divisi in cinque tomi) Sacrae Congregationis de Propaganda Fide Memoria Rerum diretti da Josef Metzler in occasione del 350° anniversario della fondazione, o i numerosi scritti di studiosi gesuiti compilati a partire dai documenti conservati presso l’archivio della Congregazione. A questi si aggiungono i testi relativi alle storie delle missioni e i volumi relativi alle relazioni della Santa Sede e delle Congregazioni romane con i Caraibi (1995), con il «Nuovo Mondo» (2005), con il Canada (2011), curati da Matteo Sanfilippo e Giovanni Pizzorusso. Sebbene il panorama storiografico risulti particolarmente ricco, risultava mancante una monografia specifica di storia istituzionale su Propaganda Fide in relazione con le altre congregazioni pontificie.
In questo contesto spicca quindi il volume di Giovanni Pizzorusso, che non è solo un’approfondita ricostruzione della storia istituzionale di Propaganda Fide, a partire dai primi tentativi di istituzione fino alla fine del XVII secolo, ma soprattutto offre nuove interpretazioni e prospettive di indagine. Utilizzando metodologie e definizioni della global history, Pizzorusso pone l’attenzione sull’«azione di Propaganda nel contesto della dimensione globale del cattolicesimo tridentino», ossia intende analizzare una «governance a distanza», inserita in un contesto globale e permessa attraverso una fitta corrispondenza, che rende concreto il dialogo continuo tra dimensione locale e globale. Lo stesso Pizzorusso, infatti, già nel 2012 osservava come un approccio planetario alla storia del papato non fosse una novità, benché ancora mancasse una «coscienza metodologica appropriata alla global history». Inoltre, sottolineava come quella che ha definito «una storia globale della Sede apostolica nella sua azione sul mondo» non potesse limitarsi ad essere una storia delle missioni, ma dovesse diventare anche e soprattutto una storia di un organismo con una funzione universale (cfr. G. Pizzorusso, La Sede apostolica tra chiesa tridentina e chiesa missionaria: circolazione delle conoscenze e giurisdizione pontificia in una prospettiva globale durante l’età moderna, in «Rechtsgeschichte - Legal History», 20, 2012: http://www.rg-rechtsgeschichte.de/en/article_id/824).
Il volume Governare le missioni, conoscere il mondo nel XVII secolo. La Congregazione Pontificia de Propaganda Fide prende le mosse da queste considerazioni metodologiche per mettere in luce come Propaganda Fide, sebbene rappresentativa di una missione universalistica, fosse inserita appieno all’interno del complesso sistema della Curia romana, dialogando e relazionandosi con le altre congregazioni per il governo della Chiesa. Il volume permette quindi di ottenere una visione d’insieme della Congregazione, dei suoi uffici e della sua giurisdizione, arricchita anche da una prospettiva di comparazione che emerge dalla sua stessa diffusione globale e dalle relazioni, non sempre distese, che intrattenne con le monarchie iberiche a vocazione universale. Il risultato è quindi uno studio che, partendo dalla storia istituzionale di Propaganda Fide, ne indaga approfonditamente le strategie e gli obiettivi in un contesto di storia globale del cattolicesimo.
Gli obiettivi dell’autore vengono quindi raggiunti attraverso lo studio e l’analisi di numerose fonti, principalmente di ambito romano (Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, Archivio Storico della Congregazione de Propaganda Fide, Archivio di Stato di Roma, Archivum Romanum Societatis Iesu e Biblioteca Apostolica Vaticana, tra gli altri) che permettono di osservare il funzionamento dell’istituzione e i suoi legami con la Curia. Inoltre, vi sono anche numerosi rimandi bibliografici, che mostrano la complessità di una ricerca durata molti anni. Viene poi messo in luce il carattere di sintesi assunto dal volume, che si divide in due parti per un totale di cinque capitoli.
Nella prima parte («L’istituzione») Pizzorusso definisce, appunto, l’istituzione, dalla sua fondazione, e i meccanismi del suo governo. Il primo capitolo (Una congregazione della Curia romana per la giurisdizione pontificia sulle missioni) tratta della giurisdizione della Congregazione. Il secondo capitolo (Le «scritture» della Congregazione di Propaganda nel governo a distanza delle missioni) approfondisce la rete di corrispondenti della Congregazione, che permettevano la circolazione di informazioni e documenti necessari per esercitare ciò che viene definita la «governance di Propaganda».
La seconda parte («I temi») si compone, invece, di capitoli volti ad approfondire tematiche politiche, culturali, linguistiche che sorgevano al momento dei contatti della Congregazione, e dei suoi missionari e informatori, con le terre di missione. Il terzo capitolo (Tra conversione e colonialismo: la varietà delle religioni, la complessità delle questioni politiche) affronta le relazioni che Propaganda Fide intrattenne con i «poteri coloniali» (p. 101) e in particolare con le monarchie iberiche in relazione all’esercizio dei diritti di regio patronato. Il quarto capitolo (Riti, nazioni, missioni di fronte alle autorità romane) tratta la questione dei «riti», del loro legame con le «nazioni» e le culture nelle quali si svilupparono, in relazione al loro riconoscimento, ed accettazione, da parte della Chiesa. Il quinto, e ultimo, capitolo (Lo studio e la pratica di lingue e controversie nella prospettiva missionaria: lo strabismo orientale nella visione mondiale) prende in considerazione la questione della conoscenza e dell’apprendimento delle lingue da parte dei religiosi per garantire la predicazione e, quindi, la buona riuscita della strategia missionaria.
Il volume di Giovanni Pizzorusso è quindi un testo importante, non solo come primo riferimento alla storia istituzionale di Propaganda Fide, ma è anche e soprattutto un modello per una nuova prospettiva storiografica per gli studi sulla storia politica e religiosa dello slancio missionario globale post-tridentino.