IV, 2021/2

Sonia Residori

Nessuno è rimasto ozioso

Review by: Alessandro Salvador

Authors: Sonia Residori
Title: Nessuno è rimasto ozioso. La prigionia in Italia durante la Grande Guerra
Place: Milano
Publisher: FrancoAngeli
Year: 2019
ISBN: 9788891787231
URL: link to the title

Reviewer Alessandro Salvador - University of Nottingham

Citation
A. Salvador, review of Sonia Residori, Nessuno è rimasto ozioso. La prigionia in Italia durante la Grande Guerra, Milano, FrancoAngeli, 2019, in: ARO, IV, 2021, 2, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2021/2/nessuno-e-rimasto-ozioso-alessandro-salvador/

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Lo studio della Prima guerra mondiale ha visto un rinnovato interesse in occasione degli anni del centenario, e in coda allo stesso. La questione della prigionia, in particolare, è stata riconsiderata in termini sia quantitativi, cioè di nuovi studi, sia qualitativi, con un'attenzione sempre più marcata verso l’impatto che questa ha avuto non solo sui prigionieri stessi, ma anche sui paesi belligeranti, sulle società e sulle economie.

Il libro in questione, si propone di analizzare come, in Italia, il sistema della prigionia si sia sviluppato in una complessa macchina organizzativa per gestire grandi masse di soldati nemici e trasformarli in una risorsa per il paese in guerra. Nel fare ciò, l’autrice ha analizzato una vasta, e invero complessa, quantità di fonti archivistiche. I processi che erano sottesi alla cattura, alla logistica e alla gestione di ampi gruppi di prigionieri di guerra non sono di facile analisi. Nel caso della Prima guerra mondiale, gli Stati belligeranti si trovarono spesso in situazione di parziale o totale inadeguatezza, nell’affrontare una problematica inedita, trattandosi del primo conflitto di massa su larga scala su suolo europeo.

La ricerca storiografica internazionale, di cui l'autrice riferisce puntualmente, ha sottolineato le maggiori problematiche che gli Stati interessati dovettero affrontare, le «deviazioni» da un diritto internazionale che mirava a tutelare i prigionieri, e le diverse strategie messe in atto per trasformare un enorme problema logistico ed economico in una potenziale opportunità.

In questo studio, focalizzato sulla realtà italiana, la complessità del problema emerge chiaramente, così come vengono evidenziati anche i fattori che, inevitabilmente, legavano gli eventi al fronte con ciò che accadeva lontano dai combattimenti.

I primi due capitoli analizzano la situazione del «sistema concentrazionario» nella Grande Guerra. Il primo capitolo, in particolare, fornisce un quadro decisamente utile e sintetico sulla situazione nei vari teatri di guerra e sulle difficoltà sottese all’organizzazione del crescente numero di prigionieri in arrivo dal fronte. Altrettanto funzionale risulta la panoramica sulle normative, internazionali e nazionali, e sull’allestimento e l’evoluzione del sistema dei depositi per prigionieri in Italia. La descrizione delle diverse strutture, piuttosto dettagliata, è integrata molto efficacemente con considerazioni sulla condizione morale e fisica dei prigionieri.

Nell’analizzare le considerazioni e le circostanze che portano alla creazione di un complesso sistema per la gestione e lo sfruttamento dei prigionieri come forza lavoro, nei successivi due capitoli, l’autrice prosegue nel suo approccio, molto proficuo, di premettere una panoramica sulla situazione internazionale, prima di scendere nel dettaglio descrivendo il contesto italiano. Ciò si rivela ancor più importante perchè aiuta a comprendere come la gestione dei prigionieri sia legata a fattori internazionali, nonché oggetto di una battaglia di propaganda tra paesi belligeranti. Particolarmente interessanti, nel descrivere il sistema messo in atto per gestire la manodopera dei prigionieri di guerra in Italia, risultano le considerazioni sulla conflittualità sociale, che emergeva con chiarezza, e sulle motivazioni politiche e strategiche sottese a questo sistema.

I successivi capitoli, con la medesima dettagliata cura, descrivono piuttosto bene come le mutate situazioni del conflitto, in particolare dopo Caporetto, abbiano portato a un ripensamento delle modalità di sfruttamento dei prigionieri di guerra, sia nel renderli più coinvolti in opere di interesse bellico sia, successivamente, nel perseguire la strada dello sfruttamento delle divisioni nazionali in seno al nemico, per reclutare reparti combattenti.

I due capitoli conclusivi, infine, hanno il merito di mettere ordine nella caotica situazione successiva all’armistizio. Vengono resi efficacemente non solo il peggiorare delle condizioni dei prigionieri, soprattutto quelle igienico-sanitarie, ma anche le difficoltà nel gestire i rimpatri nei frammentati ex imperi nemici, dove lotte di confine ed eventi rivoluzionari stavano creando instabilità alle quali l’afflusso degli ex prigionieri poteva contribuire. Analoga attenzione è dedicata alla riluttanza da parte del governo italiano nel liberare alcune tipologie di prigionieri, in particolare quelle che, destinate a rimanere nelle nuove provincie italiane, potevano rappresentare un problema sul piano politico.

In generale, quindi, questo volume offre un quadro dettagliato, ben strutturato e ben documentato sugli aspetti della prigionia in Italia, soprattutto quelli legati alle questioni economiche. Da questo punto di vista, ritengo che si tratti di un lavoro importante, soprattutto per il grande lavoro di scavo archivistico e per la capacità di mettere ordine nel caos.

Manca, forse, una conclusione articolata, che aiuti a trarre un bilancio generale dal dettagliato quadro presentato nel corso del volume. Se, da un lato, è apprezzabile il fatto di far parlare le fonti e di istituire un ordine narrativo all'interno del caos amministrativo, si percepisce la mancanza di un aspetto più analitico, che aiuti a comprendere come questa ricerca si collochi nell’attuale storiografia e quali nuovi prospettive potrebbe aprire. Dal punto di vista editoriale, infine, una bibliografia e un elenco finale delle fonti sarebbero risultati interessanti, soprattutto per chi dovesse approcciare questo libro come ausilio ad ulteriori ricerche. Sempre in termini di fruibilità, la traduzione dei lunghi passi citati in francese, potrebbe renderne più agevole la lettura a chi non abbia familiarità con quella lingua.

Al netto di queste mie ultime osservazioni, tuttavia, si tratta di uno studio decisamente interessante, la cui lettura può fornire sia una valida base per ulteriori ricerche (la questione della prigionia femminile, accennata alla fine, merita sicuramente futuri approfondimenti), sia una scorrevole panoramica per appassionati e interessati alla storia della Prima guerra mondiale. Il maggior merito di questo lavoro è sicuramente quello di aver affrontato in modo sistematico il non facile tema dello sfruttamento economico, prima che militare, dei prigionieri di guerra. Una tematica spesso lasciata ai margini, non da ultimo per la complessità del lavoro archivistico necessario a costruirne uno studio coerente.

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