Reviewer Massimo Scandola - Université de Tours
CitationIl presente volume raccoglie gli Atti del XIV congresso della Commission International de Diplomatique svoltosi a Roma fra il 10 e l’11 settembre 2015, all’Università di Roma La Sapienza e all’École française di Roma. Quel convegno aveva per oggetto l’indagine sul "documento commerciale" che si presenta come una tipologia che da sempre ha intrattenuto una “relazione complicata” con le scienze del documento e, nello specifico, con la diplomatica. Fin dall’antica Leçon d’ouverture al corso di diplomatica dell’École des chartes del 20 ottobre del 1961, tenuta da Robert-Henri Beautier, gli studiosi hanno sempre condiviso l’intenzione (poi felicemente realizzata) di allargare lo spettro delle tipologie documentarie, nonché degli spazi geografici e cronologici oggetto della disciplina fondata da Jean Mabillon nel XVII secolo.
Ritorna su queste criticità il prezioso contributo di Giovanna Nicolaj, posto a introduzione del volume, che ripercorre la storia del "rapporto sofferto" fra diplomatica e documento commerciale, purtuttavia sottolineando la duplice natura di simili tipologie: a metà fra il documento notarile e la "scritta mercantile". Lungo queste coordinate, un po’ “bifronti”, riassunte in apertura si muoverà la maggior parte dei contributi del convegno.
La prima sezione degli Atti, dedicata alla storia del documento nel Mediterraneo all’età medievale, si apre con Francesca Macino che dedica il proprio contributo ai punti di convergenza fra diritto dei mercanti, prassi documentaria, dottrina giuridica e materia processuale fra XIV e XV secolo. Un excursus sulle societates amalfitane, sui rapporti fra norma e prassi, nonché sulle soluzioni formali cercate dai mercanti amalfitani viene proposto da Maria Galante. A un’altra tipologia della scrittura mercantile, cioè ai corpora di lettere dell’inizio del XIII secolo, è dedicato il contributo di Mohamed Ouerfelli che indaga le prassi che soggiacciono ai carteggi prodotti dai servizi delle dogane e dai governatori di Tunisi e che rispecchiano le relazioni fra il mondo latino e la regione nordafricana dell’Ifrīqiya.
Sui fitti carteggi del banco dei Cambini, mercanti fiorentini attivi nei traffici del Mediterraneo della metà del XV secolo, e sulla circolazione di capitali e beni si sofferma il saggio di Luisa D’Arienzo che propone un’analisi codicologica dei quaderni e un approfondimento delle reti di persone che li hanno prodotti.
Sempre situato nel Mediterraneo medievale, ma spostato verso la Catalogna, il contributo di Daniel Piñol Alabart illustra in una prospettiva formale gli stretti legami fra nuove prassi del diritto d’impostazione romana e le tipologie documentarie del commercio, in forma di registro, prodotte dai notai del XIV secolo. Dopo aver posto l’attenzione su un’area geografica più a nord e su una società regolata dal diritto consuetudinario, Mathieu Arnoux apre la seconda sezione del libro e propone una strategia per superare lo “scarto documentario” frapposto dagli storici fra l’Europa mediterranea, dove campeggiano i documenti in forma di registro conservati negli “archivi mercantili”, e le regioni settentrionali ove questa tipologia non è attestata. Lo storico invita a cambiare la prospettiva analitica e a studiare così le lettere commerciali superstiti. Strettamente legato a questa prospettiva volta a valorizzare le tipologie dei carteggi del XIII secolo, e in particolare le lettres de foire di Ypres, il saggio di Thérèse de Hemptinne et Martha Howell getta una luce nuova sulla storia delle reti di credito in una delle più importanti piazze dei Paesi Bassi in epoca medievale. Sulla documentazione delle regioni fiamminghe, si concentra anche l’attenzione di Els de Paermentier che dedica il proprio contributo alle reti internazionali del credito maturate alla corte di Jeanne de Flandre (1212-1244) e di Marguerite de Constantinople (1244-1278), ripercorrendo le caratteristiche formali e tutte le fasi redazionali della documentazione.
Uno sguardo alle regioni settentrionali è rivolto da Claes Gerjot, che si sofferma sulle fonti della storia del commercio nella Svezia medievale; l'autore approfondisce in particolare l'esame della documentazione relativa alla produzione del ferro fra 1360 e 1370; egli contestualizza altresì in una prospettiva nazionale e internazionale le reti dei principali attori del commercio con un focus particolare sul network commerciale dei monasteri svedesi. Nel perimetro delle città anseatiche si situa la proposta di Mark Mersiowsky, che studia le reti documentarie sviluppatesi alla fine del Medioevo nelle società urbane anseatiche, mostrando come oggi sia necessario allargare lo spettro dei temi anche su quest’area europea. Le reti documentarie dei mercanti del Baltico, i trattati a salvaguardia dei diritti sui beni, le leggi sul naufragio e la protezione dei diritti commerciali dei marinai costituiscono l’oggetto del saggio di Wolfang Huschner.
Una serie di contributi sono dedicati alla storia della documentazione dell’Europa orientale. Più nel dettaglio, Marie Blahova concentra l’attenzione sulla documentazione del commercio agrario nelle regioni ceche fra la fine del Medioevo e la prima modernità. L'autrice ne analizza le differenti tipologie (regolamenti doganali, privilegi, statuti, ecc.) sottolineando l’importanza giuridica e al tempo stesso i limiti di quelle prassi documentarie. László Solymosi ripercorre la storia delle fonti scritte relative al commercio in Ungheria fra XI e XIII secolo, ne mostra la varietà tipologica e ne spiega la rilevanza per la ricostruzione della storia degli spazi commerciali (mercati, fiere, dogane, ecc.). Gli statuti delle città, i registri delle dogane, i testamenti e i libri del commercio sono alcune delle fonti rilevate da István Draskóczy per spiegare la complessa storia del documento mercantile in Ungheria fra XIV e XV secolo, dove le fonti a volte sono rare e lacunose a seguito delle varie dominazioni susseguitesi, nonché delle distruzioni degli archivi di Buda, la capitale, e pone l’accento sulle fonti per la storia mercantile delle altre città rilevanti dell’Ungheria medievale. Chiude la seconda sezione dedicata al documento commerciale dalla Manica agli Urali il contributo di Sergei M. Kaštanov e Nikita A. Komocev. Costoro propongono un’analisi tipologica delle fonti per la storia del commercio in Russia in una prospettiva di “lungo periodo”, dal X al XVII secolo, passando in rassegna l'ampio spettro delle fonti legali, contrattuali, amministrative, fiscali e contabili e rilevando l'importanza del ruolo giocato, a partire dal Cinquecento, dai libri di conto dei monasteri e dai registri delle dogane.
La terza sezione si concentra sulla storia della documentazione dell’Età moderna e si affaccia al moltiplicarsi delle tipologie e delle forme documentarie grazie al contributo di José Marques, Maria Cristina Cunha e Maria João Oliveira Silva che si soffermano sui contratti commerciali marittimi dei mercanti portoghesi della fine del XVI secolo. Sempre d’area portoghese, ma piuttosto attento alla tipologia delle lettere commerciali del Cinquecento, il contributo di Maria Helena da Cruz Coelho e di Saul António Gomes illustra le differenti modalità redazionali delle scritture commerciali e le prassi d’imitazione di modelli di documentazione mercantile maturate nelle cancellerie pubbliche.
Alla varietà della documentazione prodotta dai mercanti del porto di Avilés è dedicato il contributo di María Josepha Sanz Fuentes; Reyes Rojas García prende invece in esame i prodotti documentari degli agenti commerciali e dei mercanti di Siviglia fra XVI e XVII secolo. Infine, partendo dai protocolli notarili della stessa città di Siviglia, ma con uno sguardo rivolto ai traffici delle Americhe, María Luisa Domínguez Guerrero e Pilar Ostos-Salcedo dipanano una rete di mercanti, banchieri, capitani, scrivani e officiali di cancelleria al lavoro, tutti pratici della documentazione.
Come hanno ricordato Cristina Mantegna e Olivier Poncet nelle conclusioni del volume, il convegno ha risposto alle tensioni di rinnovamento della prospettiva d’analisi riguardante lo studio delle fonti commerciali, tipologie tanto articolate e complesse. Al tempo stesso, quest’assise ha posto in risalto il ruolo svolto dai notai e dalle prassi notarili in un “gioco d’influenze” reciproche e simbiosi avvenute o dai percorsi tortuosi fra prassi cancelleresche e prassi ‘privatistiche’ derivate dalle scritture commerciali. Inoltre, il volume ha inoltre focalizzato l'attenzione, in una prospettiva rinnovata, sul prodotto documentario della lettera, ne ha messo in luce l'originaria plasticità, come fonte rilevante non soltanto per la storia economica, ma anche in relazione alle forme assunte dalla documentazione mercantile.
Infine, questo pregevolissimo lavoro corale ha evidenziato la marcata dimensione ‘antropologica’ del documento mercantile. Esso è infatti il prodotto di una rete brulicante e talvolta ingarbugliata fatta di scriventi alfabetizzati (uomini e donne) che, in varie parti d’Europa – dall’Atlantico agli Urali, passando per il Mediterraneo – hanno salvaguardato diritti, fatto diffondere saperi, conoscenze e difeso beni di ogni sorta.
E, per concludere davvero, questi scriventi hanno consentito la circolazione delle forme documentarie e giuridiche, il loro mutarsi e adattarsi con la forza dirompente dei commerci, che forse hanno potuto più di ogni altra dogana, barriera, montagna o mare.