II, 2019/2

Paolo Grillo, Stefano Levati (eds.)

Legittimazione e credito tra medioevo e ottocento

Review by: Gianna Ostinelli-Lumia

Editors: Paolo Grillo, Stefano Levati
Title: Legittimazione e credito tra medioevo e ottocento. Notai e ceto notarile tra ruoli pubblici e vita privata
Place: Milano
Publisher: FrancoAngeli
Year: 2017
ISBN: 9788891753410
URL: link to the title

Reviewer Gianna Ostinelli-Lumia - Fondazione per le fonti giuridiche della Società svizzera dei giuristi

Citation
G. Ostinelli-Lumia, review of Paolo Grillo, Stefano Levati (eds.), Legittimazione e credito tra medioevo e ottocento. Notai e ceto notarile tra ruoli pubblici e vita privata, Milano, FrancoAngeli, 2017, in: ARO, II, 2019, 2, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2019/2/legittimazione-e-credito-tra-medioevo-e-ottocento-gianna-lumia-ostinelli/

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Il volume raccoglie i contributi di studiosi presentati nel corso dell’omonimo convegno internazionale organizzato in memoria dello storico Raul Merzario e dedicato alla figura del notaio quale professionista della documentazione, alla sua collocazione all'interno del corpo sociale, alle reti di contatto e di relazioni e alla valenza dei gruppi e di associazioni professionali nel contesto socio-politico. L'arco cronologico considerato spazia dal XIII al XIX secolo, ma trova il suo fulcro nel periodo medievale e moderno. In apertura Maurice Aymard illustra Le ragioni di un convegno, sottolineando come l'approccio di Raul Merzario costituisca ancora un riferimento fecondo per le ricerche sulle società di antico regime; in chiusura la conclusione dei curatori Paolo Grillo e Stefano Levati tira le fila degli spunti e delle tematiche e fornisce un quadro d'insieme.

Ciò che emerge con maggiore forza da questa carrellata di lungo periodo sono le molteplici sfaccettature della figura del notaio e del suo agire nel tempo e nello spazio. Restio a essere fissato in rigidi schemi e definito da caratteristiche immutabili, quest'attore dello scenario storico declina la sua collocazione a seconda del contesto e del periodo, differenziandola altresì all'interno del suo stesso gruppo sociale. I saggi focalizzano l'attenzione in misura prevalente sul contesto urbano, identificando e misurando l'importanza del ruolo del notaio sul metro dell'ascesa sociale e del prestigio politico raggiunti.

Il primo contributo di Patrizia Merati, La figura del notaio negli studi di diplomatica mostra il significativo mutamento degli approcci diplomatistici verso la documentazione notarile: agli approfondimenti sulla capacità autenticatoria e sulla produzione documentaria, si sono man mano affiancati studi focalizzati sui professionisti stessi e sulle relazioni con i fruitori della loro attività, cosa che ha permesso di evidenziare la grande capacità dei notai di adeguare le proprie competenze alle più disparate esigenze delle clientele. Nadia Togni, Il Liber bonorum et iurium Castropolae. Una équipe di notai al servizio dei signori di Pola (1324-1327), si addentra in una raccolta di documenti notarili dal destino particolare: giunta solo di recente dall'Adriatico a Ginevra, il manoscritto, vergato da un gruppo di notai al servizio di Sergio II, signore di Pola e detentore del diritto di garantire la publica fides, e pertanto di investire i notai della città, contiene gli atti relativi ai diritti di proprietà del committente e, data la distruzione di gran parte della documentazione del periodo, costituisce una fonte eccezionale per la regione. Paolo Buffo,  L'entourage notarile dei principi di Savoia-Acaia: statuto professionale e percorsi familiari nel secolo XIV, focalizza la sua attenzione sui percorsi di mobilità sociale e, analizzando lo "statuto professionale" (p. 60) dei notai alle dipendenze dei principi Savoia-Acaia e le strategie dei gruppi familiari di appartenenza rileva come l'inserimento tra le fila dei funzionari del principato non permetta, se non in alcuni casi particolari, l'ascesa ai più alti livelli del gruppo dirigente, ma si dimostri invece una strategia vincente "a livello medio" (p. 81), consentendo il consolidarsi sul lungo periodo della presenza notarile nell'apparato burocratico. Dal canto suo, Stefania Duvia, in Forme di relazione entro il ceto notarile di Como nel secondo Trecento (dagli atti del notaio Romeriolo da Turate, 1361-1363) muove dal registro di un notaio cittadino per riconoscere le relazioni intrecciate dai notai cittadini e il loro rilievo nel contesto sociale: grazie all'approccio metodologico "dall’interno" (p. 84) si evidenzia la cura dei legami che i notai intrattengono nel proprio gruppo parentale e al di fuori di esso, con le magistrature cittadine e con le istituzioni ecclesiastiche; emerge altresì la loro diversificata presenza nel tessuto economico, sia tramite investimenti in beni fondiari sia tramite imprese di natura finanziaria; il caso specifico di Como permette infine di illustrare il significato del ruolo di compositori e arbitri attribuito con frequenza ai professionisti della scrittura.

Paolo Grillo, Repubbliche di notai? Il ruolo politico del notariato nelle città italiane del secondo Duecento, propone invece una "prima e necessariamente sommaria" (p. 113) ricognizione del ruolo politico dei notai nei governi di Popolo, al fine di verificare se la loro posizione nell'amministrazione civica si sia tradotta in una collocazione al vertice delle istituzioni comunali: tralasciando casi sporadici ed eccezionali (l'esempio di Bologna o di singole personalità in altre città), egli mette in risalto come "il prestigio sociale e lo spessore culturale dei notai" non riuscissero a garantire l'accesso al ceto dirigente cittadino. Lo sviluppo e il peso specifico dei raggruppamenti e delle organizzazioni corporative dei notai sono tracciati nel contributo di Lorenzo Tanzini, Le corporazioni dei notai nell'Italia comunale tra Due e Quattrocento. Organizzazione, contesti sociali, rapporti con i poteri. Dopo la diffusione delle prime forme associative, articolatesi in connessione con le istituzioni comunali e contraddistinte da uno spiccato ruolo politico, dal Trecento in poi la proliferazione dei collegi notarili corrisponde a un mutamento qualitativo, per cui essi assumono una funzione di controllo dell’accesso e dell’esercizio della professione.

Allargando lo sguardo dall’area italiana a una regione limitrofa dell’arco alpino, il principato vescovile di Sion, Chantal Ammann-Doubliez e Janine Fayard Duchêne, Le poids des notaires au début du XVIe siècle au sein de la bourgeoisie de Sion, petite ville des Alpes valaisannes, si concentrano su un elenco di cittadini (1527-1528) per tracciare un profilo del grande numero di notai attivi per conto del vescovo, del capitolo cattedrale, delle istituzioni civili e dei cittadini: oltre all’occupazione regolare di uffici e magistrature, molti hanno stretti legami con le cerchie mercantili cittadine e con le famiglie più in vista delle aree rurali e montane. Lo specifico formulario degli istrumenti notarili è indagato da Lucien Faggion, Il notaio, la parola e il gesto: i riti di pacificazione nel territorio vicentino nel secondo Cinquecento, allo scopo di individuare riti, prassi, luoghi e tappe della pacificazione in un contesto segnato dal complicato intreccio tra le tipologie giuridiche e giudiziarie con i loro diversi metodi di regolazione dei conflitti; assume qui un'importanza fondamentale la figura del notaio, nel suo ruolo di mediatore, conoscitore delle norme e delle pratiche del diritto nonché delle dinamiche familiari e comunitarie.

All'interno dello spazio insubrico tra il distretto comasco e il territorio dell'attuale Canton Ticino si muove Roberto Leggero, Alessandro Giovio pronotarius? Intersezioni tra cultura notarile e scrittura della storia, osservando l'attività di due esponenti di un'importante famiglia notarile (Alessandro Giovio e il padre Benedetto), che, sulla scia di una tradizione consolidata, dall'istruzione di stampo notarile si aprono alla trasposizione storico-cronachistica dedicandosi alla vicina Confederazione elvetica, in un periodo così importante per i destini della regione. Sulla base di un elenco di notai iscritti al Collegio notarile di Feltre nel 1564 Donatella Bartolini, Intraprendere l'attività notarile nella montagna veneta in età moderna (secoli XVI-XVII), riesce a ricostruire il percorso iniziale della pratica notarile, "il momento del debutto e dell'avvio dell'attività" (p. 192) per oltre un centinaio di notai, facendo emergere i molti elementi di dinamismo: non esiste un unico sbocco professionale, i contesti geografici dell'agire si ampliano all'intero stato regionale, non vi è netta distinzione tra notai di città e notai di campagna, i percorsi formativi sono molteplici e non si limitano alla sola tradizione familiare, e anche la stessa struttura corporativo-collegiale risulta aperta ad accogliere notai di varia provenienza geografica. Focalizzato sullo "specifico profilo professionale" (p. 213) del notaio e sulla sua rilevanza "nel funzionamento della macchina amministrativa" (p. 213) il saggio di Stefania Salvi, I notai lombardi nel XVIII secolo: un ceto 'poliedrico' mette in risalto la poliedricità del ceto notarile attivo a Milano nel XVIII secolo attraverso lo studio dell'attività di tre particolari gruppi di notai, tralasciati finora dalla ricerche: i notai camerali, i notai della curia arcivescovile e gli attuari (notai di tribunale).

Infine Stefano Levati, Fortune e clientela di un notaio tra Milano e Inzago: il caso di Ignazio Baroggi (1797-1841) si pone l'obiettivo di "valutare i mutamenti del profilo professionale della figura del notaio" (p. 231) nel periodo di transizione verso la fisionomia moderna della professione notarile; concentrandosi sul notaio Ignazio Baroggi e seguendo la sua carriera dai difficili inizi fino al prestigio ottenuto dal suo studio e dalla sua famiglia, coronati dal matrimonio del figlio Cristoforo con Cristina, figlia di Alessandro Manzoni, illustra la trasformazione in professionista delle carte notarili, e sottolinea la funzione imprescindibile giocata dallo Stato, nella sua doppia veste di fruitore di un contesto giuridico-sociale meno rigido e di ambiti professionali e sociali tali da consentire un'ascesa ai vertici.

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