Reviewer Donatella Bartolini
CitationIl volume raccoglie dieci saggi dedicati alla cultura e alle pratiche relative alla prevenzione e al mantenimento della salute in età moderna (XVI–XVIII secolo). In questo ambito, il nodo centrale del pensiero di matrice ippocratico-galenica era rappresentato dalle res non naturales, codificate dalla tradizione umoralistica in sei elementi: alimentazione, ritenzione ed evacuazione, clima e aria, moto e quiete, sonno e veglia, passioni dell’animo.
Il punto di vista adottato è molto ampio, così da mettere in evidenza le relazioni che intercorrevano tra pratiche individuali di automedicazione e la cultura medico-sanitaria di ambito accademico. Questo approccio è stato possibile grazie all’esplorazione di una miriade di fonti che vanno dai trattati medici, ai diari e alle lettere, ai dipinti, agli oggetti, ai sermoni e agli scritti religiosi. Non vi è quindi, a differenza di quanto accade nell’ambito della più tradizionale storia della medicina, un’attenzione esclusiva alla trattatistica scientifica, né la volontà di concentrare l’indagine sulla sola storia delle idee.
Un secondo merito del volume, che avrà sicuramente delle ricadute a livello disciplinare, è costituito dall'l’impianto comparativo che ha permesso di mettere in relazione il mondo anglosassone con quello italiano, e di evidenziarne differenze e analogie sia per ciò che riguarda la percezione di ciò che è salute e malattia, sia per le strategie di cura e prevenzione. Alcuni saggi suggeriscono che le differenze non vadano ricercate solamente nel quadro dell’elaborazione del pensiero medico, ma trovino una ragion d’essere anche nelle caratteristiche sociali e più latamente culturali dei due Paesi. In questo senso il volume mostra una via che potrebbe essere percorsa anche in futuro e presenta un'impostazione che dà conto della coralità attraverso la quale vengono costruendosi idee e pratiche sociali.
Il libro mette in campo una varietà di approcci (che vanno dalla storia del libro, a quella della cultura materiale, delle idee, dell’arte, delle pratiche religiose) per un tema solo all’apparenza settoriale visto nelle sue diverse declinazioni all’interno di un contesto. Quest'ultimo si manifesta a seconda delle caratteristiche geografiche, economiche, sociali, religiose di due Paesi (Italia e Inghilterra) e in diversi e più ristretti ambiti che possono essere la città, la famiglia, la casa. Terzo fattore di novità del libro è l’ampiezza cronologica dell’indagine, che permette anche di rilevare evoluzioni del pensiero e delle pratiche.
La prospettiva comparativa dà il titolo alla prima sezione del libro, costituita dal saggio che Sandra Cavallo e Tessa Storey hanno dedicato alla circolazione, in Inghilterra e Italia lungo un periodo che va dalla fine del XV al XVIII secolo, dei regimina sanitatis in volgare, ossia di quei manuali tesi a fornire consigli e precetti per il benessere fisico e mentale. Ciò permette alle due studiose di individuare tre diverse fasi, non sempre coincidenti tra i due Paesi, alle quali fa riscontro il progressivo modificarsi della tipologia di autori (non esclusivamente individui dediti alla professione medica), della struttura editoriale, della varietà dei fruitori. Il punto di vista adottato è quindi particolarmente interessante perché mette in risalto il grado di consapevolezza del mercato editoriale in rapporto al mutare del pubblico nel corso del tempo.
I saggi della seconda parte, dedicata alla cura di quanti, per età e condizione, erano considerati “vulnerabili”, privilegiano le pratiche e la percezione degli individui, messi a confronto con l’elaborazione scientifica. Ecco, quindi, che Caroline Castiglione ci apre una finestra sull’animo di una nobildonna romana della seconda metà del Seicento alle prese con la gestione delle frequenti gravidanze, attraverso il controllo del proprio corpo e del proprio spirito, e successivamente con l’attenzione per lo sviluppo del neonato anche in vista della crescita futura. Anche Leah Astbury sottolinea le molteplici presenze attorno ai neonati (la madre, l’ostetrica, la nutrice, il medico) e la centralità, nel corso dello sviluppo, dell’osservazione e interpretazione dei segni e del comportamento dell’infante (il pianto, il colore della pelle, la conformazione delle membra) a cui corrispondono opportuni atti della madre (il cullare, l’accarezzare e massaggiare, il lavare e cambiare). Hannah Newton ci introduce, invece, al concetto di “convalescenza” e a come esso fosse inteso e risolto (attraverso l’evacuazione, il sonno, la stimolazione dell’appetito, le emozioni positive, il movimento) nell’Inghilterra del Seicento, puntualizzando come la ricerca storica abbia ancora poco esplorato una nozione pur presente nella classificazione medica del tempo.
La terza sezione è maggiormente centrata sulle riflessioni di tipo scientifico che videro, tra Seicento e Settecento una progressiva attenzione per le conseguenze che i fattori ambientali potevano avere sulla salute umana, con uno sguardo ai luoghi e alle loro caratteristiche specifiche. Maria Conforti, sullo sfondo del Vesuvio e dei fenomeni geologici dei Campi Flegrei, sottolinea come l’interesse dei medici si sia esteso anche a discipline contigue quali la chimica, le scienze della terra e la fisica dell’aria. Maria Pia Donato individua il XVIII secolo come un periodo di cambiamento nel pensiero relativo alle sei res non naturales, frutto anche di una nuova lettura che spostava l’attenzione dagli aspetti prettamente individuali verso questioni di salute collettiva, vale a dire di politica sanitaria dove l’aria, il cibo e l’acqua rivestivano un’importanza cruciale.
Con la quarta sezione, dedicata alla salute spirituale e fisica, torniamo nel solco dell’analisi comparativa. Il saggio di Sasha Handley ci guida tra le mura della casa inglese del secondo Seicento per esaminare le abitudini più intime del riposo e del sonno viste, oltre che come pratiche igieniche, anche come espressione di una spiritualità che riguardava i devoti tanto cattolici quanto protestanti. Il sonno, che veniva favorito attraverso una serie di accorgimenti, conferiva all’individuo anche la giusta disposizione per l'adempimento propri doveri religiosi. Tessa Storey fa del raffronto tra Inghilterra e Italia nel corso del Cinquecento, sulla base di due indicatori legati al credo religioso e alla collocazione geografica (protestanti e cattolici, nord e sud), l’assunto base della sua indagine sulla diffusione dei testi di consigli medici. Questo la porta a riflettere sull’idea di “corpo” declinata, rispettivamente, su base nazionale o locale, nonché sull’adesione al galenismo in contrapposizione all’ideologia ippocratica.
L’ultima sezione è dedicata alla rappresentazione, attraverso dipinti e oggetti, del rapporto con il benessere quotidiano. Frances Gage pone la questione di come la popolazione di Ancien Régime riuscisse a identificare l’aria salubre e, ispirandosi alla pratica della villeggiatura nella Roma seicentesca, di quale rapporto intercorresse tra individuo e clima e tra individuo e paesaggio, sia reale sia raffigurato. Marta Ajmar porta all’interno del discorso generale il punto di vista della cultura materiale, mostrando, attraverso l’analisi di un particolare recipiente di ceramica italiana risalente alla seconda metà del Cinquecento, la varietà di implicazioni esistenti tra un oggetto e il suo contesto, con particolare riferimento alle pratiche di preparazione e consumo di bevande calde.
Il volume è arricchito da immagini nel testo e tavole a colori, da una corposa bibliografia e da un indice dei nomi e delle cose notevoli.