Reviewer Teresa Malice - Università di Bologna
CitationIl 1973 segna uno snodo essenziale nella storiografia dei rapporti tra Italia e la Deutsche Demokratische Republik. Fu infatti quello l’anno in cui – nell’ambito della stagione dell’Ostpolitik e della détente, e dopo aver firmato con il governo tedesco-federale il Grundlagenvertrag – la DDR ricevette il riconoscimento diplomatico da parte del governo italiano.
Significativamente nel recente lavoro di Laura Fasanaro (Roma Tre) viene scelto il 1973 come termine iniziale, a suggerire una scelta scientifico-disciplinare specifica: quella di lavorare nell’ambito della storia politico-diplomatica, in una fase storica in cui le relazioni bilaterali acquisiscono ufficialità. L’analisi del dispiegarsi di tali relazioni procede fino al 1985, e viene letta alla luce della progressiva normalizzazione dei rapporti Est-Ovest, dello svilupparsi degli scambi commerciali ma anche del riemergere episodico della conflittualità interblocco e del riarmo nucleare negli anni compresi tra i governi Cossiga e Craxi. Oggetto di attenzione secondario sono i due maggiori partiti di sinistra: il Partito socialista nella sua evoluzione da formazione di opposizione a forza governativa ed il Partito comunista, fotografato nel suo processo di europeizzazione e di progressivo distanziamento ideologico dall’ortodossia sovietica.
Sono proprio l’enfasi sull’Europa del disgelo, la scelta di sconfinare negli ad oggi ancora parzialmente inesplorati anni Ottanta e l’adozione di un approccio legato alla storia delle relazioni internazionali a costituire l’interessante contributo di Fasanaro, peraltro già autrice di due saggi sull’eurocomunismo interpretato attraverso le fonti tedesco-orientali. In questi aspetti il volume si differenzia dai lavori precedentemente pubblicati sul tema dei rapporti tra Italia e DDR, come quelli pionieristici di Charis Pöthig e Johannes Lill destinati al pubblico tedesco. Entrambi gli autori, pur ricostruendo dettagliatamente le relazioni economiche, politico-ideologiche e culturali tra i due paesi rispettivamente fino al 1980 e al 1973, si sono cimentati in ben documentati lavori di sintesi, più che in lavori di taglio interpretativo. Mentre un differente ambito di ricerca abbraccia la pubblicazione in lingua italiana di Magda Martini, incentrata sulle politiche culturali bilaterali tra il 1949 e il 1989.
Il volume di Fasanaro si compone di sette capitoli. Nel primo, l’autrice si concentra sulle politiche di distensione nell’Europa divisa della Guerra fredda, sulla loro declinazione in Italia e in particolare sulla prima e seconda Ostpolitik avviate dal centro-sinistra, sottolineando la peculiarità del caso italiano sia nella precocità dell’apertura ad Est, sia nella molteplicità dei significati attribuiti all’espressione “distensione internazionale” nel dibattito pubblico. Il secondo capitolo affronta la fine dell’isolamento diplomatico della DDR e l’avvio delle sue politiche di apertura a Occidente. Fasanaro analizza dettagliatamente i rapporti intessuti dalla Germania orientale con l’Italia e le ragioni strategiche che la muovono nell’allacciare contatti con i governi occidentali. Il terzo capitolo si focalizza sugli sviluppi politico-diplomatici nei secondi anni Settanta. Nel quarto, il panorama si apre sulla dimensione europea dello scambio bilaterale e sulle sue implicazioni politiche, in una fase storica di largo consenso verso i partiti socialisti e socialdemocratici. Il quinto capitolo analizza gli scambi commerciali, intensificatisi a partire dal riconoscimento del 1973, non senza difficoltà dovute da un lato ai vincoli cui era sottoposta l’Italia dalla Politica commerciale comune, come gli altri paesi della CEE; dall’altro al “ritardo tecnologico e la mancata innovazione della produzione tedesco orientale” (p. 147). Nel sesto capitolo, Fasanaro riprende alcune argomentazioni già espresse nei suoi precedenti saggi sulla Sozialistische Einheitspartei Deutschlands (SED) e l’eurocomunismo, concentrandosi sui rapporti ideologici tra il partito unico tedesco-orientale ed il PCI, e su mutamenti e continuità proprio alla luce del progetto politico berlingueriano. Il settimo e ultimo capitolo è dedicato alle prospettive del dialogo bilaterale nella prima metà degli anni Ottanta. L’autrice mostra come i due paesi, pur ribadendo il rispettivo allineamento alla politica di riarmo sovietica (nel caso della DDR) e all’installazione degli Euromissili in Europa (nel caso dell’Italia) abbiano perseverato nel rilancio della politica di distensione, siglata anche dalle prime, reciproche visite ufficiali tra il 1983 e il 1985.
In conclusione, il volume di Laura Fasanaro riesce a illuminare aspetti significativi della storia bilaterale di due potenze regionali durante la tarda Guerra fredda, e a inserire tale narrazione nella cornice più ampia di un’Europa in mutamento. La pubblicazione costituisce un’utile lettura sia per un pubblico mosso da un interesse specialistico verso i casi di studio affrontati, sia per un bacino di lettori più ampio, in quanto all’acume interpretativo e ad una sintesi efficace viene affiancata una scrittura chiara e fluida. Resta, tuttavia, parzialmente incomprensibile la scelta di non spingersi più avanti nella periodizzazione, arrivando fino alla riunificazione.