Reviewer Matteo Largaiolli - FBK-ISIG
CitationIl volume è un’ampia ricostruzione dell’opera lessicografica di Francesco Valentini, nato a Roma nel 1789, insegnante di italiano a Berlino ed estensore dell’importante dizionario bilingue, Vollständiges italienisch-deutsches und deutsch-italienisches grammatisch-praktisches Wörterbuch / Gran Dizionario grammatico-pratico italiano-tedesco, tedesco italiano (Leipzig, Barth 1831-1836). Il libro è articolato in un’introduzione, sette capitoli e una conclusione. I capitoli 6 e 7, che da soli coprono quasi metà del volume, sono i più tecnici, dedicati alle principali opere lessicografiche di Valentini. I primi capitoli tracciano un quadro dei rapporti tra lingua italiana e tedesca tra XVI e XIX secolo (cap. 2) e delle tradizioni lessicografiche italiana e tedesca, monolingue e bilingue, che trovano in Valentini un punto di convergenza (cap. 3). Si tratta di due capitoli storici che servono come sfondo essenziale per inquadrare la biografia intellettuale di Valentini (cap. 4) e l’analisi della sua opera scientifica (cap. 5). Chiudono il libro un capitolo sulla ricezione dell’opera lessicografica di Valentini e un capitolo riassuntivo. Accanto alla storia della linguistica, il volume permette anche una lettura storico-culturale dei rapporti tra Italia e Germania nella prima metà dell’Ottocento.
Il cuore disciplinare del libro sono i capitoli 6 e 7; sulla base di un’articolata griglia di analisi, Anne-Kathrin Gärtig conduce un esame capillare della concreta attività lessicografica di Valentini, dai primi lavori, come il Nuovo dizionario portatile / Vollständiges … Taschenwörterbuch (Berlin, Amelang 1821, più volte ristampato fino al 1906), fino all’opera maggiore (il Vollständiges Wörterbuch), di cui descrive la strutturazione dei lemmi, le scelte lessicografiche, le fonti utilizzate (altri dizionari e grammatiche), i testi che compongono il repertorio lessicale (testi letterari, testi tecnici, lingua dell’uso). L’autrice colloca quindi l’opera di Valentini nella storia delle lessicografie nazionali italiana e tedesca, individuando l’influsso dei lavori di D’Alberti di Villanuova, Joachim H. Campe, Theodor Heinsius (p. 48) e dei fratelli Grimm: Valentini è infatti uno dei primi esempi di ricezione della loro Deutsche Grammatik, declinata in funzione didattica. Nell’analisi delle opere più teoriche (cap. V), Gärtig individua inoltre alcune caratteristiche salienti del suo lavoro: l’interesse per il lessico settoriale, la tendenza a una più precisa applicazione dell’etimologia, l’importanza riconosciuta alla lingua d’uso, la costante attenzione al destinatario nella scelta del tipo di lingua da proporre, la tensione tra tradizione e innovazione.
Il focus del lavoro di Gärtig è storico-linguistico e lessicografico. Al di là dell’analisi specialistica, però, è interessante anche come quadro di storia culturale e delle relazioni tra mondo italiano e tedesco. La vita di Valentini, ad esempio, serve anche per documentare i tentativi di integrazione di un italiano nella società tedesca della prima metà dell’Ottocento (capp. 4 e 5), o le dinamiche di scambio tra due culture, in relazione alla progressiva affermazione dello studio del tedesco in Italia (capp. 2 e 3). Collocata nel suo contesto, si capisce così come l’attività di insegnante e di lessicografo di Valentini non nasca dal nulla, ma maturi da riflessioni legate alle necessità didattiche e dal suo coinvolgimento nella vita pubblica e culturale di Berlino.
I capitoli biografici illustrano i diversi aspetti della vita di Valentini. Nella sua attività di insegnante di tedesco Valentini rappresenta una figura di passaggio tra l’insegnamento tradizionale dei precettori e l’insegnamento grammaticale, maturato sulla base delle nuove prospettive filologiche di inizio Ottocento, che promuovono la ricerca di regole linguistiche scientificamente formulate da applicare anche nell’insegnamento. La fondazione, nel 1836, della Società italiana (la prima associazione culturale italiana di Berlino) dimostra come Valentini fosse inserito in una fitta rete di relazioni nella società berlinese e nella cultura tedesca, che andava dai filologi Friedrich August Wolf, Karl Friedrich Schinker e Karl Lachmann ai giuristi come Friedrich Carl von Savigny, fino a una probabile affiliazione alla massoneria. Anche se questa rete di relazioni non fu sufficiente per aprirgli la strada verso una cattedra universitaria, che non ottenne mai.
Anche nei capitoli più storico-culturali, l’analisi tecnica arricchisce il quadro culturale. Ad esempio, dalla lettura delle prefazioni e delle introduzioni dei dizionari si intuiscono il tipo di pubblico a cui Valentini si rivolgeva e l’uso che veniva fatto degli strumenti lessicografici. Un dizionario poteva infatti svolgere funzioni diverse: era un sussidio per l’interpretazione di testi letterari, ma anche per la lettura di testi pratici, amministrativi e burocratici, o commerciali, turistici, tecnici e tecnologici, didattici. Dai dizionari emergono così le diverse motivazioni che spingevano a studiare una lingua straniera in Italia e in Germania: i lettori tedeschi sembrano più interessati ad imparare l’italiano come lingua di cultura, per interpretare i testi letterari, mentre i lettori italiani sono più interessati alla scienza e alla filosofia tedesche e alla lingua d’uso, legata anche alle necessità di comunicazione istituzionale nei territori italiani della monarchia asburgica.
L’insegnamento di una lingua straniera e la lessicografia dei dizionari bilingui sono discipline che mettono esplicitamente in relazione due lingue, e quindi due mondi culturali, e che riflettono consapevolmente sul loro statuto, sulle loro tecnologie, sull’oggetto stesso delle loro ricerche (la lingua). Proprio per questa loro intrinseca natura metacognitiva sono campi di studio particolarmente fruttuosi per capire come venivano concepiti i rapporti tra due culture e, nello specifico di Valentini, tra germanistica e romanistica. È allora interessante chiedersi, ed è solo uno degli interrogativi positivi che suscita il libro di Gärtig, se le dinamiche storico-culturali riconosciute per la lessicografia si possano applicare anche ad altri ambiti scientifici, come la filologia (da Lachmann a Wilamowitz) e la storiografia, ma anche la medicina e le scienze giuridiche, per capire meglio ad esempio il prestigio assunto dalle università tedesche nelle università dell’Italia unita.
Utili nella prospettiva della storia della cultura (come nota anche l’autrice) sono i Dialoghi e colloquj, una raccolta di conversazioni, in italiano e in tedesco, su temi di attualità, pensati per insegnare i vocaboli in modo emotivamente coinvolgente, superando i limiti della comunicazione kulturspezifisch (p. 212). In primo luogo, nei Dialoghi Valentini introduce alcune brevi definizioni di concetti culturali, filosofici e scientifici (l’anatomia, la scienza, la chimica ecc.), che permettono di capire la percezione che se ne aveva al tempo. Soprattutto, però, i Dialoghi fanno emergere situazioni comunicative reali e concrete: vi si parla infatti di viaggi, commerci e acquisti, attività professionali e artigianali, amministrazione, ma anche di tempo libero, teatro, caccia, cibo. Oltre che un repertorio lessicale, i Dialoghi rappresentano quindi uno spaccato di quotidianità e di temi caldi (ad es. l’impatto dei nuovi mezzi di trasporto come la ferrovia), e non nascondono le differenze culturali tra i due paesi (ad es. come ci si comporta a teatro e in società: pp. 145-147): sono insomma un interessante punto di accesso per una comparazione culturale e per sondare percorsi di transfer che travalicano il punto di vista puramente linguistico.