Reviewer Sarah-Maria Schober
CitationSin dal performative turn i rituali rappresentano ormai un concetto chiave delle scienze storiche, nonché uno dei più rilevanti temi di indagine degli approcci metodologici che più specificatamente vogliano cogliere i fenomeni culturali. Anche solo dall’intenso dibattito in corso nella ricerca specializzata è, infatti, possibile cogliere quanto l’onnipresenza dei rituali nelle società assuma molteplici sfumature, variamente tematizzate e indagate, in riferimento alle diverse funzioni che i rituali esercitano in quelle stesse società.
Basata su una letteratura scientifica estremamente ampia, la recente monografia Rituale. Vom vormodernen Europa bis zur Gegenwart di Barbara Stollberg-Rilinger, professoressa ordinaria in Storia della prima età moderna presso la Westfälische Wilhelms-Universität Münster, getta uno sguardo profondo su questo campo innovativo della ricerca. Il volume è apparso presso la casa editrice Campus, nella collana delle «Historische Einführungen» che si distingue per l’attualità delle tematiche affrontate nei volumi che presenta e per la tempestività con la quale mette a disposizione sia risultati metodologici di base che resoconti sui principali dibattiti in corso nella ricerca specialistica.
Il libro di Barbara Stollberg-Rilinger si propone un duplice obiettivo. Innanzitutto, quello di mettere a disposizione dello storico che voglia orientarsi in questo campo di studi una precisa definizione concettuale dei rituali e dei numerosi parametri che li identificano, assieme ad una chiara presentazione degli strumenti analitici e degli approcci metodologici impiegati dalla ricerca specialistica, corredata da un’ampia serie di esempi applicativi. Allo stesso tempo, e tramite un’ampia sezione per lo più di carattere compilatorio, il volume si propone di fornire una visione d’insieme sulle principali linee di indagine perseguite dalla ricerca sui rituali, sulla sua storia, sulle sue pratiche e sulla letteratura scientifica di riferimento, lasciando ampio spazio alla discussione critica. La decennale attività di ricerca svolta in questo campo permette all’autrice di raggiungere entrambi gli obiettivi. Il procedimento analitico seguito si snoda lungo tre direzioni: la presentazione delle questioni fondamentali affrontate da questo campo di studi; la descrizione delle tematiche privilegiate e la discussione delle posizioni critiche, così come delle nuove proposte.
Nella sua definizione dei rituali Stollberg-Rilinger sottolinea soprattutto il loro carattere di standardizzazione, di ripetitività, di aspettativa, di rappresentatività, di simbolicità e di performatività, nonché gli aspetti dei rituali più specificatamente legati alla costruzione di strutture sociali. L’autrice distingue, inoltre, tra rituali in senso stretto e mere «ritualizzazioni» che, rintracciabili per lo più nelle molteplici forme del commercio standardizzato, includono pratiche individuali non orientate socialmente.
Circa l’elaborazione teorica della ricerca sui rituali l’autrice ne ricostruisce il contesto storico e ne ripercorre le tappe fondamentali: dalla nascita del concetto di rituale – alla cui formulazione, attorno al 1900, diedero il loro contributo fondamentale vari studiosi: dal teologo William Robertson Smith, agli etnografi James George Frazer e Arnold van Gennep, al sociologo Émile Durkheim e, infine, alla studiosa di antichità e linguistica Jane Ellen Harrison –, passando per le successive, influenti, teorizzazioni da parte di Victor Turner, di Mary Douglas, di Clifford Geertz e di Pierre Bourdieu, per giungere, infine, all’integrazione del concetto di rituale nell’ambito degli studi storici grazie, da un lato, agli scritti di Marc Bloch, di Ernst Kantorowicz e di Norbert Elias, dall’altro ai più recenti approcci decostruzionalisti applicati alla storia.
La ricostruzione dell’elaborazione teorica prodotta dalla ricerca sui rituali permette a Barbara Stollberg-Rilinger di sottolineare quanto il concetto di rituale sia stato impiegato da una varietà di discipline, il cui diverso approccio si distingue in base alle funzioni sociali che ciascuna disciplina attribuisce ai rituali. Se la maggior parte dei teorici ha sottolineato, infatti, l’apporto fondamentale dei rituali al funzionamento delle società, ovvero il loro significato per la costruzione e il raggiungimento della stabilità e dell’ordine sociale, alcuni teorici – soprattutto l’antropologo Victor Turner – hanno insistito, invece, sugli aspetti ambivalenti dei rituali e sul loro carattere liminare, allo stesso tempo conflittuale e creativo.
L’elenco degli autori citati nel volume lascia chiaramente intravvedere l’orientamento interdisciplinare di questo campo della ricerca, alla cui elaborazione teorica hanno contribuito l’antropologia culturale, le scienze religiose e la sociologia. Esso, tuttavia, dimostra anche la limitatezza geografica della diffusione dello studio sui rituali. Originatasi in regioni di lingua anglofona e francofona la ricerca sui rituali è approdata successivamente nell’area tedesca. Fino a che punto essa sia stata intrapresa anche da tradizioni di ricerca in altre lingue, non è una questione affrontata nello studio di Stollberg-Rilinger. Come si evince dalla tipologia stessa degli esempi presentati e che riguardano soprattutto l’Europa occidentale, l’analisi della studiosa si concentra, infatti, sulla storia dei rituali nel Sacro Romano Impero durante il periodo medievale e della prima età moderna. La scelta è dettata, da un lato, dalle tematiche affrontate dalla ricerca sui rituali, dall’altro dalle specifiche competenze dell’autrice, cui va, tuttavia, il merito non solo di aver dato conto dei tradizionali ambiti di applicazione di questo campo di studi, ma anche di aver tracciato altre possibili linee di ricerca.
La seconda parte del libro infatti è dedicata alla classificazione dei temi su cui si è finora focalizzata l’indagine sui rituali. Utile sia alla definizione dei rituali, sia alla comprensione dei fondamenti teoretici precedentemente esposti nel volume, i rituali vengono presentati in questa parte come fenomeni storici concreti.
I rituali dell’agire quotidiano, quelli del ciclo della vita o dell’età, i rituali del sacrificio, del matrimonio, del potere, della conciliazione e della risoluzione dei conflitti, quelli del diritto, della giustizia e della punizione, così come i rituali della rivolta e della ribellione si distinguono l’uno dall’altro solamente dal punto di vista pragmatico. Numerosi rituali, infine, non sono chiaramente classificabili, tanto che il loro segno distintivo è semmai costituito dalla loro ambivalenza, congiunta alla loro potenzialità. Nonostante questi limiti, la ripartizione dei rituali proposta nel volume di Stollberg-Rilinger è funzionale, perché permette di cogliere quanto studiosi di discipline diverse analizzino ciascuno fenomeni e rituali differenti. L’inserimento della varietà dei rituali rintracciabili in una definizione relativamente ampia, inoltre, consente all’autrice l’apertura sulle nuove prospettive di ricerca in questo campo di studi.
La parte finale del volume presenta un resoconto sulle principali critiche mosse alla ricerca sui rituali, sulle sue reali possibilità di indagine e sulle contraddizioni concettuali in cui può incorrere. In quanto esponente autorevole di questo campo di studi, l’autrice controbatte alle obiezioni circa la necessità, il valore e il potere dei rituali sollevate in merito all’adozione di prospettive funzionalistiche o intenzionalistiche per la definizione dei caratteri fondamentali dei rituali.
ùAlla critica mossa alla rigidità dei rituali, Stollberg-Rilinger replica sottolineando, invece, quanto la variabilità dei fenomeni rituali aumenti anche in presenza di forme di alfabetizzazione legate alla scrittura. Ciò le permette di rigettare una delle argomentazioni centrali della critica ampiamente diffusa nella società occidentale attuale e che insiste, invece, sulla necessità di una presa di distanza scettico-razionale dai rituali. Contro l’«antiritualismo» di certi teorici, infine, Stollberg-Rilinger risponde rimarcando la persistente – benché mutevole – ubiquità dei rituali, così come il loro carattere universale.
La sua asserzione sull’universalità culturale dei rituali appare, tuttavia, problematica per due ordini di ragioni: da un lato, a causa della limitatezza geografica degli esempi riportati; dall’altro, per il fatto che la molteplicità delle tematiche e delle teorie presentate contrastano con una definizione univoca dei rituali.
Questa apparente debolezza della posizione espressa da Stollberg-Rilinger è in realtà il punto di forza del volume: inteso come un’introduzione a questo campo di studi il libro riporta, infatti, le diverse direzioni intraprese dalla ricerca e allo stesso tempo fornisce definizioni chiare e comprensibili tramite le quali è possibile familiarizzarsi con il concetto di rituale e, successivamente, intraprenderne l’indagine. L’applicazione dello studio dei rituali a campi tematici molto diversi tra loro mostra di per sé la molteplicità di impiego di questo approccio, inducendo il lettore a interrogare il proprio campo di ricerca sulle potenzialità offerte dallo studio dei rituali e di contribuire all’ulteriore apertura di nuove prospettive di ricerca. I numerosi rimandi nel testo all’esauriente bibliografia sull’argomento compresa nel volume agevolano concretamente una tale impresa. La bibliografia citata, infine, è consultabile anche online sul sito della casa editrice che mette a disposizione materiali e fonti supplementari per ulteriori approfondimenti su singoli temi o per lo sviluppo di esempi particolari.