Reviewer Valentina Sebastiani
CitationChe cos’è la storia globale, che cosa studia e perché non è solo utile, ma anche intellettualmente molto stimolante occuparsene sono alcune delle principali questioni affrontate dal volume Globalgeschichte. Eine Einführung di Sebastian Conrad, uscito nel 2013 presso la casa editrice C.H. Beck di Monaco nella maneggevole collana divulgativa «Beck’sche Reihe».
Sebastian Conrad, professore ordinario presso la Freie Universität di Berlino, apre il volume con un’efficace discussione critica sulla natura epistemologica della storia globale, sulla sua genesi e sulle specifiche tematiche di cui si occupa, fornendone una prima definizione: «La storia globale è una forma dell’analisi storica che colloca fenomeni, avvenimenti e processi in contesti globali» senza che ciò comporti, necessariamente, «la totale sostituzione dell’approccio storico su base nazionale», né che il suo obiettivo sia quello di realizzare «una storia totale del globo». Ciò che contraddistingue l’approccio impiegato dagli storici di storia globale, rispetto a quello utilizzato in campi di studi affini – quali, per esempio, la Weltgeschichte, i transnational studies, o la storia della globalizzazione – consiste, piuttosto, da un lato, nella più spiccata consapevolezza che i Globalhistoriker possiedono degli «intrecci globali» che connotano numerosi avvenimenti storici; dall’altro, nell’interesse che dimostrano per lo studio, in una prospettiva comparativa globale, dei «processi che oltrepassano i confini nazionali» e che promuovono la «circolazione di cose, persone, idee, istituzioni». Di particolare rilevanza per la disciplina risulta, perciò, più che quella temporale e diacronica, la dimensione spaziale e sincronica dei fenomeni che nel loro sviluppo dinamico danno vita a interrelazioni in grado di accomunare processi economici, politici e culturali verificatisi in regioni e società tradizionalmente indagate in modo separato.
Nell’intento di rintracciare nel passato possibili assonanze prospettiche con quanto viene oggi praticato dalla storia globale, ma soprattutto allo scopo di sottolineare i limiti della storiografia tradizionale e di evidenziare le profonde diversità concettuali che intercorrono con il nuovo approccio analitico e metodologico proposto dalla storia globale, lo sguardo critico di Conrad si appunta, nel secondo capitolo, sugli sviluppi – mediterranei, medio-orientali, indiani e cinesi – della storia universale o ecumenica, dall’antichità agli anni Ottanta del secolo scorso. Le tappe della rapida espansione della storia globale si precisano nel dettaglio nel terzo capitolo. Nata negli Stati Uniti alla fine degli anni Ottanta grazie ad una congiunzione di fattori culturali, politici ed economici – dall’apertura delle nuove prospettive di indagine promosse dagli area studies nel periodo della Guerra fredda all’ascesa economica asiatica; dall’insoddisfazione delle nuove generazioni di storici verso la narrazione tradizionale della storia su base nazionale ed eurocentrica alla progressiva centralità politica assunta dagli Stati Uniti nello scacchiere internazionale – la storia globale è stata prontamente accolta in Inghilterra, ottenendo, più lentamente, un certo riconoscimento all’interno delle istituzioni accademiche di altri paesi europei, asiatici e sudamericani. La novità di questo campo di studi, così come la sua variegata produzione scientifica – benché veicolata prevalentemente dalla lingua inglese – difficilmente permettono di inserire le peculiarità di questa disciplina in rigide classificazioni sistematiche. Ciononostante, se ne può precisare lo statuto teorico sulla base di un confronto con gli approcci metodologici e concettuali impiegati da altri rami della ricerca scientifica che mira a cogliere, in contesti non nazionali e secondo prospettive non eurocentriche, le molteplici «dinamiche del mondo moderno», come la world-system analysis, i post-colonial studies e la network-analysis (cap. V); oppure, si possono individuare questioni e tematiche privilegiate della storia globale come, per esempio, le ricerche sul «contesto transnazionale e globale della trasformazione della vita quotidiana»; la «storia delle classi e degli strati sociali su base comparativa»; lo «studio dell’origine di gruppi transnazionali» e, infine, la global labor history (cap. VII).
Accanto alla presentazione dei fondamenti e delle linee di ricerca della storia globale, Conrad dedica un intero capitolo («Critica e limiti della storia globale») alle criticità epistemologiche, teoretiche, normative e pratiche sollevate nei confronti della nuova disciplina, non solo da parte della storiografia tradizionale, ma anche in occasione dei numerosi dibattiti, incontri e seminari prodottisi negli ultimi anni nell’ambito del serrato confronto tra gli specialisti del settore. Quasi come un contrappunto nella struttura interna del volume e allo stesso tempo come un bilancio provvisorio dei risultati già raggiunti dalla storia globale, il capitolo sesto presenta una serie di questioni di ampia rilevanza culturale e politica alla cui discussione e (re-)interpretazione le ricerche comparative nel campo dei global studies hanno maggiormente contribuito: la critica al paradigma eurocentrico e il conseguente riposizionamento della presunta priorità culturale, politica e economica del mondo occidentale rispetto a quello asiatico; il significato storico delle periodizzazioni e lo sviluppo sul piano globale di differenti early modernities.
L’ultimo capitolo, dall’efficace titolo: «Storia globale in azione», offre una selezione di dieci opere di storia globale, recensite dallo stesso Conrad. Correda, infine, il volume una bibliografia di base per avvicinare il lettore allo studio della nuova disciplina.
Chiaro, puntuale e dettagliato, questo libro dal taglio manualistico e rivolto in primo luogo agli studenti universitari ha ricevuto recensioni entusiaste in Germania e nel mondo anglosassone. Il curriculum di Sebastian Conrad – consultabile online sul sito della Freie Universität –, d’altronde, dimostra la solidità e l’ampiezza dei suoi interessi di ricerca, così come l’assiduità del suo impegno accademico nel campo della storia globale. Degne di nota sono, sopratttutto, l’onestà intellettuale con cui l’autore presenta nel volume le principali critiche mosse alla storia globale, così come la fermezza con la quale propugna la necessità di istituzionalizzare in modo sistematico lo studio di questa disciplina in ambito accademico. Nell’esposizione delle controversie su cui più intenso è il dibattito interno ed esterno alla storia globale Conrad mantiene un tono equilibrato, nonostante numerose delle questioni sollevate dal nuovo campo di studi presentino un potenziale sovversivo «dell’ordine istituzionale della conoscenza», così come, nello specifico, delle strutture analitiche e concettuali della stessa disciplina storica. Il libro risulta tanto più interessante e ricco di stimoli per ulteriori riflessioni nel contesto di tradizioni storiografiche (come quella italiana) dove per ragioni storiche, istituzionali, culturali e politiche risulta tanto più difficile aprire alla storia spazi non eurocentrici. Si segnala qualche ripetizione e ridondanza dovute per lo più alla strutturazione interna del discorso condotta in modo non sempre lineare. Stupisce, infine, che a fronte dell’encomiabile sforzo compiuto da Conrad di fornire un quadro completo e sintetico sulla disciplina, i suoi fondamenti e le sue pratiche, manchi una discussione critica, altrettanto esauriente, sulle fonti a disposizione dello studioso di storia globale né venga specificato quale cursus studiorum lo/la specialista debba seguire per acquisire quelle competenze che gli/le permettano di analizzare in modo profondo i fenomeni nei contesti globali.