Annali dell'Istituto storico italo-germanico | Jahrbuch des italienisch-deutschen historischen Instituts

40, 2014/1

Regina Wecker - Sabine Braunschweig - Gabriela Imboden - Hans Jakob Ritter

Eugenik und Sexualität

Review by: Lucia Pozzi

Authors: Regina Wecker - Sabine Braunschweig - Gabriela Imboden - Hans Jakob Ritter
Title: Eugenik und Sexualität. Die Regulierung reproduktiven Verhaltens in der Schweiz, 1900-1960
Place: Zürich
Publisher: Chronos Verlag
Year: 2013
ISBN: 978-3-0340-1131-0

Reviewer Lucia Pozzi

Citation
L. Pozzi, review of Regina Wecker - Sabine Braunschweig - Gabriela Imboden - Hans Jakob Ritter, Eugenik und Sexualität. Die Regulierung reproduktiven Verhaltens in der Schweiz, 1900-1960, Zürich, Chronos, 2013, in: ARO, 40, 2014, 1, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2014/1/eugenik-und-sexualitat-die-regulierung-lucia-pozzi/

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Negli ultimi vent’anni anni è cresciuto l’interesse della storiografia per il fenomeno dell’eugenetica. Le più recenti indagini hanno privilegiato sempre più un approccio interdisciplinare, utilizzando gli strumenti offerti dalla storia sociale delle idee e degli intellettuali. Quest’impostazione metodologica ha superato i limiti della classica interpretazione storico-politica che, mirando alla ricostruzione dell’evoluzione della sola igiene razziale tedesca, si stringeva su quell’unico obiettivo e correva il rischio di non comprendere il fenomeno in tutta la sua ampiezza. La nuova tendenza ha condotto invece a una rappresentazione più articolata che ha fatto quindi emergere aspetti sottovalutati della questione e soprattutto ha reso ragione di – apparentemente – inaspettate condivisioni degli obiettivi e dei metodi eugenetici e di spontanei assoggettamenti alle pratiche cliniche.

Il nuovo volume, curato da Regina Wecker, Sabine Braunschweig, Gabriela Imboden e Hans Jakob Ritter si pone entro questo nuovo filone storiografico. La ricerca fa parte di un più ampio progetto nazionale su integrazione ed esclusione che tra gli altri ha avuto come oggetto d’indagine il tema dell’eugenetica in Svizzera. L’analisi è stata condotta in un’ottica regionale ed è stata effettuata principalmente attraverso i documenti della clinica universitaria di psichiatria sociale di Basilea (Basler Psychiatrischen Universitätsklinik). Eugenik und Sexualität è infatti il risultato della collaborazione tra un gruppo di storiche e il direttore della clinica, Asmus Finzen, a un progetto di ricerca sul ruolo della psichiatria nell’imposizione di misure eugenetiche tra il 1880 e il 1960.

Secondo gli autori, l’eugenetica svizzera è stata così influente non a dispetto, bensì proprio in virtù delle sue ambivalenze e contraddizioni; ad esempio, tra il carattere coercitivo che ne caratterizza l’applicazione in alcuni contesti e l’ampia accettazione scientifica e sociale dei discorsi. Essi dedicano diverse pagine a porre in maniera esplicita la questione (Fragestellung). L’idea di fondo è quella di ripensare il significato dell’eugenetica in rapporto alla sessualità, indagandone le connessioni tra le idee eugenetiche, le misure a scopo eugenetico e le norme che regolano la morale sessuale. Gli storici partono dall’assunto che le applicazioni eugenetiche si siano affermate solo nell’ambito della razionalizzazione e modernizzazione della vita sessuale e riproduttiva e che questo cambiamento sia stato a sua volta effetto e causa della trasformazione della società occidentale. Nel volume la storia dell’eugenetica viene dunque presentata nel più ampio scenario della storia della sessualità, i cui punti di riferimento sono ancora una volta foucaultiani. Il punto nodale quindi è il seguente: l’eugenetica ha cambiato la concezione della sessualità e le norme giuridiche o è l’evoluzione della morale sessuale ad aver determinato le concezioni eugenetiche? Quel che è certo è che entrambi, i movimenti di riforma sessuale e l’eugenetica, hanno proceduto in ogni caso dalla facoltà di separare sessualità e riproduzione. L’idea di selezionare l’accesso alla riproduzione ha infatti modificato profondamente la morale coniugale tradizionale che prima considerava sessualità e riproduzione inscindibilmente unite e il matrimonio come l’unico luogo legittimo per l’esercizio della sessualità. Nondimeno, la morale e il sistema di valori borghesi hanno continuato in realtà a influenzare profondamente anche le valutazioni scientifiche e psichiatriche.

Il volume cerca di trovare risposta a questi e ad altri quesiti attraverso la ricostruzione di alcuni casi concreti tratti dall’analisi delle fonti psichiatriche. Nel complesso – sintetizzano così gli autori – nei documenti diagnostici l’uso dell’argomentazione sociale e igienica è piuttosto raro. Prevale nella maggior parte dei casi la valutazione delle concrete condizioni di vita degli individui.

Hans Jakob Ritter e Gabriela Imboden dedicano il primo capitolo alla prassi della valutazione psichiatrica dell’idoneità a contrarre matrimonio con un focus sul cantone di Basilea. Il nuovo divieto di sposarsi (Eheverbot) immetteva nuove considerazioni eugenetiche, mediche e psichiatriche in quadro giuridico sostanzialmente conservativo, dove entravano in gioco rappresentazioni tradizionali dei ruoli di genere, motivazioni morali ed economiche.

Nel secondo capitolo Hans Jakob Ritter e Gabriela Imboden analizzano la valutazione psichiatrica dell’aborto e della sterilizzazione a scopo eugenetico sempre nel contesto cantonale di Basilea. Come mostrano documenti, la valutazione psichiatrica serviva a stabilire il rischio di prole illegittima e affetta da tare ereditarie per cui veniva indicata la sterilizzazione. Era ad esempio il caso in cui il divieto di contrarre matrimonio veniva di fatto eluso attraverso forme di concubinato e in cui i figli venivano concepiti al di fuori del vincolo coniugale. Il capitolo si sofferma in maniera esaustiva sulla riforma delle norme che regolavano l’aborto e la sterilizzazione in Svizzera.

Gabriela Imboden destina il terzo capitolo al tema della «castrazione» come mezzo di «regolazione» dell’incontrollabile e «pericolosa sessualità maschile». Fin dal XIX secolo, i comportamenti sessuali classificati come delinquenziali o abnormi, devianti dal modello della sessualità coniugale centrata sulla riproduzione erano stati oggetto di indagine medica. Verso la fine dell’Ottocento l’eccesso e la patologia sessuali furono interpretati alla luce di considerazioni sulla trasmissione dei caratteri ereditari e sulla degenerazione. L’autrice mostra come questa pratica si sia affermata nel tempo e come si sia differenziata per generi.

Nel quarto capitolo Sabine Brauschweig si occupa della sessualità nell’amministrazione quotidiana della clinica psichiatrica, di cui un problema centrale consisteva nel limitare i contatti sessuali tra pazienti psichiatrici. Per questo la struttura architettonica rispecchiava l’esigenza di una rigorosa separazione di uomini e donne degenti. Un rigido regolamento era applicato anche al personale che doveva risiedere stabilmente nella struttura e doveva essere formato da persone giovani (sotto i trent’anni), valutate sane e non sposate.

Nel quinto e ultimo capitolo Regina Wecker cerca in un certo senso di tirare le fila del discorso, analizzando i concetti di sesso, eugenetica e sessualità in una prospettiva più ampia e mettendo in relazione la loro evoluzione e le modificazione dei ruoli di genere. Nelle ultime pagine l’autrice sottolinea le specificità del caso eugenetico svizzero.

Anche se la prospettiva locale adottata non corrisponde alla pretesa analisi dell’eugenetica svizzera offerta dal titolo, il volume offre un significativo apporto alla ricerca storiografica sull’eugenetica ed elabora materiale documentario di indubbio interesse.

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