Annali dell'Istituto storico italo-germanico | Jahrbuch des italienisch-deutschen historischen Instituts

39, 2013/1

Marjorie Elizabeth Plummer

From Priest’s Whore to Pastor’s Wife

Review by: Fernanda Alfieri

Authors: Marjorie Elizabeth Plummer
Title: From Priest’s Whore to Pastor’s Wife. Clerical Marriage and the Process of Reform in the Early German Reformation
Place: Farnham
Publisher: Ashgate
Year: 2012
ISBN: 978-1-4094-4154-0

Reviewer Fernanda Alfieri - FBK-ISIG

Citation
F. Alfieri, review of Marjorie Elizabeth Plummer, From Priest’s Whore to Pastor’s Wife. Clerical Marriage and the Process of Reform in the Early German Reformation, Farnham, Ashgate, 2012, in: ARO, 39, 2013, 1, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2013/1/from-priests-whore-to-pastors-wife-cl-fernanda-alfieri/

PDF

Nel ventennio fra il 1520 e il 1540 migliaia di sacerdoti, monaci e suore si sposarono, e il fenomeno fu di enorme portata, non solo simbolica, ma sociale e politica. La cerimonia che nel 1525 unì in matrimonio a Wittenberg Martin Lutero e la monaca Katharina von Bora non sancì la immediata formalizzazione in termini teologici e giuridici del matrimonio del clero. Il processo fu lungo, e lo studio di Plummer ne mette in luce non solo le molteplici implicazioni, ma anche, come recita il titolo stesso, le difficoltà: l’accettazione sociale del matrimonio dei sacerdoti nel mondo riformato fu tutt’altro che semplice, anche dopo la sua legittimazione teologica e politica. Non sempre le comunità locali accolsero favorevolmente queste nuove famiglie, e lo stesso clero riformato continuò, nella seconda parte del secolo, a interrogarsi sulla legittimità e purezza spirituale del matrimonio sacerdotale. Ciò fu, in parte, dovuto a ragioni dottrinali: il discorso formulato dai primi riformatori rigettava, motivando su basi scritturali, il celibato sacerdotale, ma non argomentava con altrettanta forza la giustificazione del matrimonio sacerdotale. Inoltre, fino al concilio di Trento, l’adesione al principio di legittimità del matrimonio clericale non costituì elemento identificante in senso riformato in contrapposizione al mondo cattolico. Ma nello studio di Elizabeth Marjorie Plummer la dimensione dottrinale non è centrale, né esclusiva. Studiare come la Riforma si sia trasformata da dibattito teologico in ampio movimento sociale significa seguire le traiettorie che conducono dall’elaborazione dottrinale alla sua propagazione, ricezione ed elaborazione individuale, e, con un percorso a ritroso, soffermarsi sull’eventuale impatto che il messaggio, elaborato e trasformato nel vissuto, esercita a sua volta sulla dimensione istituzionale. Il volume lo fa prendendo in esame le diocesi di Magonza e Magdeburgo, e le regioni di Sassonia, Franconia e Svevia in essa comprese: un territorio costituito da realtà eterogenee, per amministrazione (città soggette al governo territoriale e città imperiali autonome) e per orizzonti socio-culturali (rurali e urbani). Dall’incrocio fra fonti teologico-dottrinali, fonti giudiziarie e materiali legati alla dimensione del discorso ‘pubblico’ e della cultura popolare, come fogli volanti, sermoni e incisioni, e dalla mappatura delle esistenze di oltre duemila soggetti – che l’autrice ha schedato seguendoli nel percorso che li condusse prima al sacerdozio e poi al matrimonio – emerge una fotografia composita, anche quanto all’accettazione, da parte delle istituzioni locali e della società, delle unioni fra consacrati. Se a Norimberga e a Ulm il matrimonio clericale fu facilmente legalizzato, non fu lo stesso, ad esempio, per la vicina Würzburg o per la Sassonia Albertina.

Il processo di formalizzazione dell’istituto del matrimonio sacerdotale ha radici lontane. Il primo capitolo mostra come ben prima delle proposte dei riformatori (dalla riforma dell’XII secolo ai grandi concili del XV secolo) la condotta sessuale del clero fosse ricorrente oggetto di discussione e di interventi di disciplinamento da parte delle autorità religiose, in azione congiunta con quelle secolari qualora la trasgressione – nella fattispecie, la relazione di concubinato, di regola tacitamente accettata dalla comunità – divenisse conclamata, violenta o dannosa per la comunità. Un aumento dell’attenzione istituzionale, un rafforzamento degli apparati di controllo che, di fatto, non agì modificando i comportamenti, anche per l’applicazione non uniforme e pervasiva delle sanzioni. Plummer mostra come, benché il controllo della morale del clero fu al centro di molta pastorale quattrocentesca, benché decreti sinodali e conciliari invocassero scomunica e sospensione, di fatto a livello locale i casi si risolvessero con il pagamento di una multa, una forma di sanzione evidentemente non sufficientemente dissuasiva. Quanto ai provvedimenti invocati contro le concubine, mirati a determinarne la totale esclusione dalla comunità, spesso rimasero sulla carta, essendo la condizione di queste donne non ufficializzata. Il secondo capitolo offre una rassegna dei primi matrimoni nelle parrocchie della Sassonia: il primo, quello dell’agostiniano Bartholomaeus Bernardi con una giovane di Wittenberg, formalizzato con pubblica cerimonia, fu seguito da altri cento nel giro di due anni. L’entusiasmo non significò assenza di conflitti: i primi ‘nuovi sposi’ furono condannati dai tribunali vescovili competenti, non sempre con efficacia, anche per il sostegno degli ordini religiosi di appartenenza dei nuovi sposi e alla mancata collaborazione delle autorità secolari (che, dietro a una proclamata neutralità non interventista, di fatto favorirono i matrimoni). Né vi fu una immediata consonanza sul piano dottrinale: se, da un lato, si invocavano – in linea con le istanze disciplinari tardomedievali – provvedimenti contro i comportamenti immorali, dall’altro, non vi era concordia sul fatto che il matrimonio fosse la soluzione, come emerge dal capitolo terzo, che esamina le modalità attraverso le quali i riformatori diffusero il loro messaggio relativo al matrimonio clericale nei primi anni Venti del secolo. Se i primi matrimoni furono un atto provocatorio e identitario, fra 1523 e 1525 divenne un passo atteso dai pastori luterani, se non addirittura obbligatorio, con un crescente apparato di supporto sociale e rituale. Il capitolo quarto studia i casi di laicizzazione e matrimonio fra soggetti membri di ordini regolari, per i quali il percorso fu più compicato di quello compiuto dal clero secolare, essendo il loro voto di castità inteso come più vincolante dal loro obbligo di separatezza. Inserirsi nella comunità dei laici comportò per questi l’abbandono delle funzioni spirituali, l’apprendimento di una nuova professione per una sopravvivenza frequentemente stentata e relegata ai margini. Il capitolo quinto mostra come fino agli anni Quaranta del secolo il concubinato continuasse ad esistere, non soltanto per la persistente conflittualità delle giurisdizioni secolari e religiose, ma anche per la nuova dimensione identitaria assunta dal clero concubino: non sposarsi e praticare una convivenza non formalizzata divenne un atto di distanza e resistenza rispetto alle posizioni dei riformatori. Le motivazioni dei contraenti sono al centro del capitolo sesto. Cosa spingeva una donna a diventare moglie di un pastore? Cosa spingeva una monaca a sposarsi? Per alcune, come la sposa di Lutero, Katharina von Bora, fu una questione di principio. Per altre, uno strumento di emancipazione dalle famiglie, per altre ancora, un modo per assumere parte attiva nel processo di Riforma. In altri casi, fu per istituzionalizzare una situazione pregressa di concubinato o l’unica alternativa per sopravvivere alla chiusura dei conventi. Paradossalmente, prevalse l’idea che si stesse compiendo una scelta normaliz- zante, come se la percezione del matrimonio come consuetudine vincesse sulla novità della condizione dei contraenti. Il capitolo settimo esamina gli strascichi di conflitto che accompagnarono, nella loro ricezione istituzionale e sociale, le unioni effettuate. Se la dottrina divenne esplicita sulla loro legittimità e auspicabilità, e se l’appoggio delle autorità secolari si fece esplicito a partire dagli anni Trenta del secolo, l’accettazione sociale non fu immediata. Una situazione plurale e densa di tensioni che il volume di Plummer fa emergere con efficacia.

Subscribe to our newsletter

Partners