Reviewer Claudio Ferlan - FBK-ISIG
CitationUn titolo efficace descrive molto bene l’obiettivo di ricerca di Markus Friedrich, dedicato alla storia della Compagnia di Gesù nel periodo che va dalla sua fondazione alla soppressione. Con quanta efficienza l’ordine ignaziano riuscì a costruire e sviluppare un sistema di governo e di amministrazione capace di tenere insieme le molteplici anime di un’istituzione globale?
Va subito evidenziato come a nostro giudizio lo studio di Friedrich abbia tutte le carte in regola per porsi come punto di riferimento nell’ormai vasto panorama di studi sulla Compagnia di Gesù. Il libro infatti propone una ricostruzione particolareggiata e puntuale, che ne fa uno strumento di utile consultazione e di interessante lettura. I riferimenti archivistici e bibliografici posti in fondo al volume, oltre a rivestire un’innegabile utilità per il lettore, testimoniano la profondità e la meticolosità della ricerca.
Fin dall’introduzione, l’autore sottolinea come il governo di una comunità estesa quanto l’ordine ignaziano in età moderna abbia dovuto fare i conti fin dalle proprie origini con un notevole livello di complessità (p. 13), della quale non si dimenticherà mai di tenere debitamente conto nel procedere delle pagine. Le dimensioni del sistema gesuitico di amministrazione e comunicazione non consentono certo una ricostruzione globale (servirebbero migliaia di pagine e molti ricercatori), così che opportunamente Friedrich sceglie di privilegiare nell’analisi dei casi di studio una specifica realtà, per quanto estesa. Il suo sguardo si sofferma (in particolare ma non in esclusiva) sulle dinamiche che intercorrono tra l’organizzazione romana della Compagnia di Gesù e l’Assistenza Germaniae, realtà geografica molto vasta che comprende gran parte dell’Europa Centrale (oltre ai paesi di lingua tedesca anche le Fiandre e l’Ungheria, ad esempio).
Con scelta molto appropriata, Friedrich prende le mosse dalle Costituzioni della Compagnia di Gesù, fondamentale testo di riferimento per la vita e per ogni ricerca sull’ordine. Solo verificando quale sia la costruzione e l’organizzazione del sistema normativo gesuitico pianificato in questo testo, infatti, è possibile gettare le fondamenta sulle quali costruire una ricerca avveduta. Le Costituzioni segnano un apparato strutturato di norme, che fin dalle origini della Compagnia detta le regole per la comunicazione tra i gesuiti e per la loro mobilità nelle diverse parti del mondo. Lo schema centralizzatore della normativa, però, non sarà universalmente accettato, come l’autore non manca di rimarcare. Molto utile, anche perché mai esagerato, è l’utilizzo che Friedrich fa di tabelle e grafici. Un esempio molto chiaro è la ricostruzione delle scadenze mensili per la compilazione dei documenti, obbligo gravante su vari soggetti interessati all’amministrazione dell’ordine (p. 98). Un semplice quadro informativo, che proprio per la sua chiarezza si rivela uno strumento di consultazione assai pratico per chiunque si interessi di storia gesuitica.
Roma, il suo ‘lungo braccio’, vorrebbe costituire dunque il punto di riferimento indispensabile per ogni decisione relativa al governo sia politico, sia economico nella Compagnia, in un continuo scambio di informazioni e competenze tra le strutture centrali e gli organi di governo locali («provinciali»): si tratta di una prassi della quale è opportuno – come nel testo è stato fatto – mettere in rilievo la quotidianità (Regierungsalltag). È proprio sulle dinamiche di relazione tra uffici romani e provinciali che il libro, e il secondo capitolo nello specifico, si interrogano. Nella presentazione della struttura degli uffici di governo romani, l’autore dedica alcune pagine sintetiche ma esaustive alla descrizione delle loro competenze, anche queste di fruttuosissima consultazione. Valga in particolare il caso dei procuratori (pp. 163-171), figure di grande rilievo ma ancora non ben conosciute, come si evince anche dalle note di Friedrich nel paragrafo dedicato, ricche più di riferimenti archivistici che bibliografici.
Norme e consuetudini fanno dello scambio di informazioni all’interno dell’ordine ignaziano una rete allo stesso tempo evoluta e routinaria (quotidiana, come si è scritto sopra). Sviluppandosi attraverso lo scambio epistolare, ma anche attraverso la circolazione delle persone, la documentazione relativa a tale rete (Informationssystem) consente oggi allo studioso di consultare una ricchissima messe di fonti, uno dei motivi per cui la Compagnia di Gesù è così studiata. Vi sono nel terzo capitolo almeno due paragrafi di sicuro interesse per chiarezza espositiva e accuratezza di analisi: mi riferisco in primo luogo al secondo, dedicato alle «corrispondenze amministrative» (Verwaltungskorrespondenzen), molto difficile da riassumere per la ricchezza dei contenuti, che spaziano dal funzionamento della corrispondenza tra Roma e le province alla sua portata tematica, per concludersi con il fondamentale interrogativo sull’efficacia del sistema. Molto interessanti sono le pagine che Friedrich dedica poi ai modi di redazione delle Litterae Annuae, relazioni che obbligatoriamente da ogni insediamento gesuitico nel mondo dovevano essere inviate con periodicità annuale alla Curia generalizia romana (pp. 351-358).
Friedrich chiude portando l’esempio della struttura organizzativa e comunicativa propria della Assistenza Germaniae, cogliendo in tal modo l’occasione per descrivere anche la costruzione delle province, la loro organizzazione, i criteri per stabilire i confini (Verwaltungsraum). Si delinea così un quadro, riassunto nell’ultimo paragrafo del quarto capitolo, di un ordine in continua tensione tra «pretesa universale e orientamento regionale» (pp. 425-429).
Una risposta al quesito posto nel titolo, pur sviluppandosi con chiarezza nel corso delle pagine, viene esplicitata dall’autore nelle conclusioni: «Il braccio di Roma non era così lungo come spesso è stato supposto» (p. 435): alla luce di ricerche davvero puntuali e approfondite, Markus Friedrich si pone dunque sulla linea che la storiografia sulla Compagnia di Gesù ha prima mostrato e poi iniziato a percorrere ormai da qualche tempo, almeno dall’epoca del fondamentale studio curato da Antonella Romano e Pierre-Antoine Fabre nel 1999 all’interno della «Revue de synthèse» (Les Jésuites dans le monde moderne. Nouvelles approches). L’ordine ignaziano non può essere visto come un monolite, ma come un’organizzazione complessa che, a fronte di un’impronta centralizzatrice forte e riconoscibile, non manca di doversi confrontare con particolarità e dissensi nati e sviluppatisi nelle diverse parti del mondo moderno dove i gesuiti furono presenza attiva e certo non silente.