I, 2018/1

Robert von Friedeburg

Luther's Legacy

Review by: Angela De Benedictis

Authors: Robert von Friedeburg
Title: Luther's Legacy. The Thirty Years War and the Modern Notion of 'State' in the Empire, 1530s to 1790s
Place: Cambridge
Publisher: Cambridge University Press
Year: 2016
ISBN: 9781107111875
URL: link to the title

Reviewer Angela De Benedictis - Università di Bologna

Citation
A. De Benedictis, review of Robert von Friedeburg, Luther's Legacy. The Thirty Years War and the Modern Notion of 'State' in the Empire, 1530s to 1790s, Cambridge, Cambridge University Press, 2016, in: ARO, I, 2018, 1, URL https://aro-isig.fbk.eu/issues/2018/1/lutherslegacy/

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Presentando, solo qualche mese fa, questo stesso libro come una delle riflessioni più importanti degli ultimi tempi in qualche modo collegata al cinquecentenario della Riforma protestante, e comunque nel solco di una serie di questioni poste anche nelle ultime biografie di Lutero, sottolineavo già nel sottotitolo del mio intervento l’aspetto della monografia di von Friedeburg su cui ora mi soffermerò un poco più diffusamente: “… come si può raccontare la storia politica dello ‘Stato moderno’”[1]. Non si trattava, in quella sede, solo di riprendere la seconda parte del titolo di von Friedeburg: “… the Modern Notion of ‘State’ in the Empire, 1530s to 1790s”. Intendevo attirare l’attenzione su quanto questo libro offre – e indubbiamente al di là degli scopi dell’Autore – per impostare un (parzialmente) nuovo modo di fare ricerca su un tema ‘classico’ della storiografia italiana modernistica, e anche per riprendere (auspicabilmente) un confronto tra storiografia tedesca e storiografia italiana che intorno a questa problematica dello ‘Stato moderno’ ha visto per qualche decennio impegnata in prima linea l’attività dell’Istituto Storico Italo-Germanico in Trento (anche se non solo di quell’Istituto, ovviamente).

I contributi scientifici che testimoniano la continuità di questo interesse, da parte italiana, sono tanti e tali che non potrebbero essere contenuti (neppure solo come titoli) nello spazio consentito dalla presente scheda. Si può solo accennare ai particolari temi che sono rientrati all’interno della concettualizzazione ‘Stato moderno’, e che sono stati il frutto di colloqui e di discussioni condotti tra storici tardo-medievisti e modernisti e storici del diritto e del pensiero politico sia italiani sia tedeschi. Statuti, città e territori; organizzazione del territorio e stato territoriale; ragion di Stato e amministrazione; politica, amministrazione e giustizia; scienza politica e università; la costruzione del diritto pubblico tra medioevo ed età moderna in relazione alla feudistica. Uscendo dall’istituto trentino, ma ‘frequentando’ altri istituti alcuni dei cui studiosi con questo hanno assiduamente cooperato (come il “Centro di Studi per la Storia del pensiero giuridico moderno”), il problema storiografico dello ‘Stato moderno’ come stato giurisdizionale è stato, poi, ripetutamente sottolineato, anche sulla base di alcune ricerche specificamente dedicate a stati regionali/territoriali italiani in età moderna.

Se si legge Luther’s Legacy avendo presenti gli studi italiani cui ho sopra (troppo) rapidamente e parzialmente fatto riferimento, non si può fare a meno di riconoscervi problematiche che sono state comuni alle due storiografie tedesca e italiana. Il fatto che von Friedeburg non conosca, se non con rarissime eccezioni, la durata e lo spessore del comune interesse italo-germanico non diminuisce in alcun modo la fondamentale importanza del suo libro, la cui bibliografia testimonia comunque (e ovviamente) la frequentazione di quella storiografia tedesca che con la storiografia italiana ha a lungo collaborato.

Il perché questa ultima monografia di von Friedeburg possa costituire un modello cui ispirarsi – per quanto negli stati italiani non si possa in alcun modo parlare di una ‘eredità di Lutero’ –, sta nel metodo di indagine, e quindi nelle fonti utilizzate dall’Autore per analizzare come nei territori del Sacro Romano Impero della Nazione Tedesca la nozione di ‘stato’ emerga per le rispettive strutture politiche solo negli anni Settanta del XVII secolo. La ‘realtà storica’ dei territori di cui si parla per l’Impero può essere osservata solo grazie a una integrazione dei metodi della storia politica e della storia del pensiero politico-giuridico-teologico. È una realtà conflittuale (di conflitti religiosi e giurisdizionali) quella da cui risulta, solo dopo almeno un secolo e mezzo dall’inizio della Riforma, una pratica e una concezione dello ‘Stato’ che si può definire in base ad alcune delle caratteristiche generalmente attribuite alla modernità.

La storia di quella realtà e della sua trasformazione si può indagare tramite la ricerca archivistica (cioè attraverso l’analisi di quella documentazione che Mario Sbriccoli definiva ‘diritto incartato’), che mette immediatamente e contemporaneamente lo storico di fronte a narrazione/ricostruzione di eventi; alla diversa valutazione (conflittuale) delle concezioni correnti di buon governo (e tirannide), di bene comune (e interesse privato), di monarchia, res publica e governo misto, di comunità, territorio e ‘patria’; al ricorso delle parti interessate agli strumenti giuridici e giudiziari per la risoluzione dei conflitti.

Vi è un caso particolare di studio nel libro di von Friedeburg, il cui procedere argomentativo può essere particolarmente esemplificativo del metodo seguito e della pluralità delle fonti utilizzate. Lo si trova nel capitolo VI (The catastrophe of war and the partial collapse of relations between princes and vassals), ed è quello del conflitto che – entro la Guerra dei Trent’anni – oppone i principi del ramo calvinista della Casa d’Assia (Assia-Cassel) ai propri vassalli, i quali considerano l’infeudazione come una relazione contrattualmente limitata, soprattutto – ma non solo – in tema di tassazione. Qui l’Autore si muove fra trattati scientifici su tasse e patria, storia pratica politica della piccola nobiltà nelle terre devastate dalla guerra, scritti pratici che riflettono l’esperienza di guerra, il modo in cui principi e vassalli usano trattati scientifici per sostenere le loro pretese e poi eventualmente aprire un contenzioso davanti ai tribunali imperiali.

Non è difficile, credo, al di là della particolarità di questo caso imperiale, riconoscere dinamiche e procedure che caratterizzano in vario modo anche la storia degli ‘antichi’ stati italiani. E vi è un elemento ulteriore che potrebbe rendere utile e interessante la ripresa degli studi comparati italo-tedeschi. Quegli scritti di giuristi pratici e quei trattati di cui si serve von Friedeburg testimoniano in modo inequivocabile – per chi li legga – l’utilizzazione del sapere e della scienza giuridica ‘italiana’ (cioè di diritto comune). Così come negli stati italiani, in situazioni analoghe per quanto diverse, la stessa tipologia di scritti e di trattati attesta l’utilizzazione del sapere e della scienza giuridica imperiale. È un metodo che, tra l’altro, caratterizza anche situazioni e realtà politiche del Nuovo Mondo ispano-portoghese, che quella cultura fanno propria e adattano alle proprie esigenze.

Un motivo di interesse in più, forse, per riprendere una tradizione di studi.

 

1. A. De Benedictis, L’eredità di Lutero: come si può raccontare la storia politica dello ‘Stato moderno’, in “Storicamente”, 13, 2017, 1.

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